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Non tutto il male vien per nuocere


Racconto scritto da Anita Bordoni (IIIE, a.s. 2018-2019) a partire dalle seguenti richieste: uno/a dei protagonisti lavora in una centrale idroelettrica, solare o eolica oppure è un/un'elettricista; l'altro/a protagonista è un/a chimico/a; uno dei due personaggi è amante dell'arte moderna; uno dei due personaggi è di origini britanniche o spagnole e ogni tanto utilizza frasi e parole della sua lingua madre; la storia è ambientata in Italia.

Carlo Fregoli - il “Frego”, come lo chiamavano gli amici – aveva perso il suo lavoro di elettricista da pochi giorni, in quanto la ditta in cui lavorava era stata chiusa a causa delle tragica morte del titolare.

Fortunatamente, considerata la situazione, Carlo non aveva né moglie né figli; pertanto, avendo qualche soldo da parte, non si era ritrovato totalmente disperato, come invece era accaduto ad alcuni suoi colleghi. Essendo anche una persona ottimista, decise di prendersi del tempo e di guardarsi intorno, magari cimentandosi in attività che non aveva mai avuto il tempo di fare prima.  

Nei primi giorni da disoccupato cercò di sistemare le questioni burocratiche ed ottenere i benefici che gli spettavano per legge in seguito al fallimento aziendale. Stranamente si sentiva tutt’altro che triste, come se il destino gli avesse aperto le porte di nuove opportunità e potesse finalmente cambiare uno stile di vita che – a dirla tutta – ultimamente non amava.

Una mattina, sotto un forte sole di luglio, si avviò a prendere il caffè in un bar del centro di Modena, dove non andava quasi mai, in quanto viveva e lavorava in periferia.

Si mise seduto e ordinò. Il giornale era proprio sul suo tavolino e Carlo lo afferrò. L’annuncio, ben visibile sulla prima pagina, invitava a visitare la Galleria Civica di Arte Moderna.

Il “Frego” fu invaso da una strana euforia e, contrariamente alle sue abitudini, dopo aver sorseggiato il caffè, si diresse senza pensarci più di tanto verso la Galleria. Inutile specificare che già all’ingresso si sentì completamente spaesato, almeno fino a quando i suoi occhi non incrociarono lo sguardo allarmato di una stupenda ragazza con in mano un quadro che le stava per cadere a terra. Aveva lunghi capelli di color marrone scuro e occhi nocciola. Era abbastanza alta e aveva un fisico agile e snello. Il fascino che emanava – almeno agli occhi del Fregoli – era travolgente.

Lui non perse tempo e le corse incontro salvando la situazione.

“Hola! Me llamo Amaranta!”.

“Molto piacere, Carlo”.

Amaranta, evidentemente una spagnola, si rivelò simpatica e cordiale, mentre Carlo risultò talmente impacciato che per poco non fece davvero cadere a terra il quadro. A quel punto i due scoppiarono a ridere e l’uomo invitò la ragazza a prendere un caffè nel bar della Galleria.

“Sono spagnola” rivelò lei in un italiano incerto. “Mi trovo in Italia per far conoscere la mia arte. Oggi devo portare via le opere da questo museo, perché tra qualche giorno rientro in Spagna e qui ho finito le mie mostre”.

Carlo rimase stupito da tanta forza e intraprendenza e quasi si vergognò di dire cosa lui fosse al momento, cioè un disoccupato e neanche in cerca di lavoro.

Finito il caffè, i due si salutarono pensando che non si sarebbero più rivisti, ma il destino stava già lavorando per loro…

Neppure a dirlo, si ritrovarono a cena nella stessa osteria e fu naturale sedersi allo stesso tavolo. Situato nel centro di Modena, a pochi passi da Piazza Grande, era un locale caratteristico dotato di ampie vetrate e curato sotto ogni aspetto.

Cenarono insieme nel giardino del ristorante, illuminati da una Luna meravigliosa. Carlo fece assaggiare ad Amaranta i piatti tipici del posto, che lei apprezzò molto.

Finirono poi la serata gustandosi un gelato, mentre passeggiavano sotto i portici del Palazzo comunale.

Il Fregoli si sentiva come ubriaco. La sua vita stava cambiando in maniera del tutto inaspettata. Visse delle giornate frenetiche in attesa di prendere un volo che lo avrebbe portato, insieme ad Amaranta, in Spagna. Vi sarebbe rimasto per una settimana.

La giovane artista viveva da sola, in un piccolo appartamento di Madrid, un’abitazione troppo piccola per poterci stare in due; così Carlo si sistemò in un hotel non troppo distante, raffinato ed accogliente.

Il vero lavoro di Amaranta era quello di ricercatrice presso una multinazionale chimica madrilena. Questo lo aveva raccontato a Carlo durante le due ore e mezza di volo per Madrid.

I due si vedevano quasi tutti i pomeriggi per fare passeggiate nella grande città spagnola e in questo modo i giorni scorrevano piacevolmente per entrambi.

In uno degli ultimi pomeriggi prima della partenza di Carlo, Amaranta propose di andare in un piccolo e caratteristico paese a vedere una rappresentazione storica molto suggestiva: le case sarebbero state vividamente illuminate; le vie sarebbero state rallegrate da stand di cibi e prodotti tipici, balli, gente in maschera e tanta allegria; poi, per chiudere la serata in bellezza, ci sarebbero stati i fuochi d’artificio.

I due salirono su un bus diretto al paesello. Non appena furono scesi, si avviarono a piedi lungo una stretta e tortuosa stradina e, man mano che si avvicinavano al centro del borgo, si accorgevano che non c’erano luci e regnava un certo caos. Molti tentavano di capire come risolvere il problema gigantesco che aveva gettato nella disperazione gli abitanti del paese.

Carlo, da buon elettricista modenese, capì che si tratta di un black-out, innescato dalle moltissime illuminazioni necessarie alla festa. Come sentendosi invaso dal senso del dovere, si fece accompagnare da Amaranta verso alcuni poliziotti. Tradotto dalla ragazza, si presentò come esperto in materia e si propose di risolvere il problema, convincendoli.

Dopo neanche trenta minuti, il piccolo paese si illuminò di nuovo a festa e quasi nessuno seppe che il merito era di Carlo Fregoli, elettricista modenese momentaneamente disoccupato, un italiano che, capitato lì per caso, dopo due giorni sarebbe ritornato in Italia per continuare la sua esistenza come l’aveva lasciata. Tuttavia la sua vita era già cambiata…

Amaranta, infatti, decise di stravolgere la sua esistenza e di andare a vivere con Carlo in Italia dove avrebbe ritrovato un lavoro di ricercatrice grazie alle succursali dell’azienda per la quale lavorava.

Così fu e, pochi giorni dopo il ritorno a Modena, il “Frego” riuscì a trovare un lavoro in un’azienda agricola non lontana da dove i due abitavano. Inoltre, anche grazie all’amata Amaranta, si appassionò sempre di più all’arte moderna.

A volte, quando le cose sembrano mettersi male, si riesce a guardare oltre e a vedere ciò che prima era invisibile e, spesso, da eventi tristi nascono storie e vite nuove.