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Quel dolce ragazzo di nome Ludovico


L’alunna Diletta Stizza (2E, a.s. 2019-2020) ha realizzato un racconto a partire dalla seguente traccia proposta dal docente: “Immagina di essere a conoscenza di un segreto inconfessabile che riguarda un tuo amico. Sei stato spettatore di avvenimenti misteriosi che ti hanno reso suscettibile, estremamente nervoso, sicuro che un destino tragico sta per incombere su di te. Ogni rumore ti fa sobbalzare sulla sedia, mentre sei intento a scrivere una lettera che intendi indirizzare ad un tuo parente, in modo che si conoscano i fatti relativi alla tua scomparsa. Sì, perché hai la certezza che quel tuo amico – sarebbe meglio dire ex amico – si aggira furtivo intorno al tuo palazzo con intenzioni tutt'altro che amichevoli. Lo immagini, anzi lo vedi digrignare i denti come se fosse indemoniato e lo senti biascicare parole tanto incomprensibili quanto minacciose. Ti sta aspettando e forse prima o poi avrà l'ardire di forzare una porta, una finestra e... Ti affretti a scrivere, perché qualcuno deve sapere i terribili fatti a cui hai assistito e per i quali non vedrai forse sorgere l'alba di un altro giorno”.

Cara Lucia,

quando leggerai questa lettera, anche se ti sembrerà solo un fantasioso racconto horror senza neanche un briciolo di verità, ti chiedo di non sottovalutare neppure una minima parola. Capirai tra poco che cosa voglio dire…

Era un nuvoloso pomeriggio autunnale. Stavo festeggiando Halloween con le mie amiche. Le strade erano colme di risa gioiose e di trombette squillanti che suonavano continuamente alla ricerca di qualcuno da spaventare.

Nei negozi entravano gruppetti scomposti ed affrettati di ragazzi, mascherati da qualsiasi mostro si potesse immaginare e con in mano sacchetti strabordanti di caramelle.

Tuttavia il vento gelido, che con le sue mani invisibili e leggere agitava i miei capelli, mi faceva presagire qualcosa di strano e macabro.

In quel momento le mie amiche ed io decidemmo di dirigerci alla cartolibreria del paese.

Rimasi in disparte.

La strada era illuminata debolmente dalla fioca luce lunare e dai neon della cartolibreria. I lampioni, in quel punto, erano rotti e non emanavano luce.

Udii un rumore non troppo lontano, che proveniva dalla mia destra.

Mi voltai turbata e scorsi nell’oscurità di un viottolo una figura alta e magra.

Avvicinandomi lentamente, riconobbi il mio amico e compagno di classe Ludovico.

Stavo camminando verso di lui per salutarlo, ma mi bloccai dopo qualche passo. Divenni una statua di pietra e impallidii in viso. Il cuore prese a battere all’impazzata e sembrava che dovesse esplodere nel petto.

In un attimo non esisteva più quel ragazzo biondo dagli occhi smeraldini e dai modi gentili ed educati. Davanti a me si stagliava una bestia innaturale, alta più di tre metri, dritta sulle forti zampe posteriori e ricoperta da una folta pelliccia spettinata e sporca di sangue.

I suoi occhi di fuoco mi fissavano inferociti, i denti aguzzi brillavano nel buio ed evidenziavano le enormi e possenti fauci spalancate.

Riuscivo a percepire il suo respiro e il suo alito flatulento, dall’odore misto di sangue e qualcos’altro che non seppi o non volli identificare.

Sentivo che si trovava in posizione d’attacco ed in preda al panico corsi dalle ragazze, inventandomi una scusa per la mia assenza.

Per tutta la sera cercai conforto nella loro compagnia, ma l’idea che quel mostro vagasse libero per le strade non mi faceva rilassare.

Prima di incontrare di nuovo Ludovico dovetti aspettare fino al 4 novembre.

Lui mi salutò, come al solito, con un bel sorriso. Sembrava felice di vedermi, ma era in realtà molto preoccupato per qualcosa: la sera di Halloween una ragazza aveva scoperto un suo importante segreto e lui non voleva che venisse rivelato. Mi disse anche che non l’aveva riconosciuta e ciò lo spaventava ancora di più.

Arrivato l’intervallo, lo osservai mentre scompariva per la tromba delle scale. Lo seguii furtivamente, finché non mi portò nel seminterrato della scuola.

Sapevo che la porta era stata chiusa con robuste travi di legno ed un pesantissimo lucchetto d’acciaio a causa delle troppa muffa che aveva invaso l’ambiente. Ma in quel momento la porta era completamente spalancata. Le travi e il lucchetto erano rotti brutalmente in mille pezzi. Solo qualcosa di sovrumano e mostruoso avrebbe potuto fare una cosa del genere. Infatti Ludovico era lì, trasformato, insieme a qualcuno…

Una ragazza con fattezze simili alle mie giaceva sul pavimento freddo e polveroso. Sul suo corpo erano notevolmente visibili morsi e graffi profondi che sanguinavano ininterrottamente.

Purtroppo, mentre stavo contemplando quel macabro spettacolo, pensando a cosa dire agli agenti di polizia, starnutii. Il rumore echeggiò sibilando nella stanza.

Quando si voltò, lessi nei suoi occhi un’ira funesta ed una gran voglia di vendetta. Digrignò i denti come se fosse indemoniato e biascicò parole tanto incomprensibili quanto minacciose.

Da allora le mie giornate non sono più le stesse. Sento incombere la sua mostruosa ombra su di me e, se guardo fuori dalla finestra di notte, nella mia mente appare quella figura nera. Inoltre, chissà… potrebbe forzare da un momento all’altro la porta di casa e… forse non vedrò sorgere l’alba di un nuovo giorno.

Ora che sai il motivo della mia prossima morte, ti saluto.

Un bacio, Vittoria”

Non si sa se la lettera sia mai arrivata o no al destinatario.

Tempo dopo una voce cominciò a circolare tra gli abitanti del paese dove era vissuta Vittoria: Lucia era entrata nella casa maledetta, forse per conoscere il destino della cugina, senza più uscirvi.

FINE